Il Rosa

Giornale di Macugnaga e della Valle Anzasca

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Da quasi sessant'anni è forse il primo caso di free press sulle Alpi. E’ un giornale indipendente, non frutto di un’iniziativa imprenditoriale, né istituzionale. Redazione e collaboratori forniscono il proprio impegno a titolo gratuito e volontario, mossi da un’adesione profonda e non effimera ai valori della cultura alpina. Il giornale viene distribuito gratuitamente a Macugnaga e nelle rivendite di giornali della Valle Anzasca.
Inoltre viene inviato per posta a tutti i capifamiglia della Valle Anzasca,  ad un indirizzario di sostenitori in Italia e all'estero e anche a tutte le Sezioni del Club Alpino Italiano (circa 500) più alcune sezione del Club Alpino Svizzero.

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News da "Il Rosa"

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Vicende d'Anzasca - il sale della fatica

È in libreria in queste settimane una nuova iniziativa editoriale de “Il Rosa”: il libro di Marco Sonzogni “Vicende d’Anzasca: il sale della fatica”. L’antologia raccoglie oltre venti anni di scritti dello storico redattore de “Il Rosa – Giornale di Macugnaga e della Valle Anzasca”.

La sua penna racconta storie e memorie di una valle alpina che ha subito nella seconda metà del Novecento profonde trasformazioni sia economiche che culturali. Gli scritti sono la voce di una montagna che è cambiata e che ha sofferto questi cambiamenti, non un nostalgico revival, ma la narrazione lucida di contadini che sono diventati operai, di alpeggi un tempo fertili e oggi abbandonati, di una società e una cultura immutata da secoli e rimescolata oggi dalla globalizzazione e dalla digitalizzazione. Nelle sue parole c’è anche il canto dolente di una civiltà rurale montana, che per secoli ha permesso con dignità la sopravvivenza di generazioni di donne e di uomini, ma oggi è sconfitta dalla storia. Ritorna qui quel “mondo dei vinti” che Nuto Revelli ha raccontato con sereno orgoglio. C’è tanto di Nuto nelle parole di Marco. C’è anche Mario Rigoni Stern, richiamato qui in una sua riflessione essenziale (“Il turismo ha portato benessere in molte zone, ma anche la città in montagna, mondi che sono invece in conflitto e la montagna perde”). C’è tuttavia un “riscatto” della montagna storicamente perdente. Sono due pilastri: quella solidarietà “minima” che sui monti resiste più che negli sfilacciati rapporti sociali urbani e una relazione autentica e consolante con l’ambiente naturale, con l’albero abbattuto dall’alluvione, con la lotta per la sopravvivenza invernale degli animali selvatici (condivisa e compresa), con il capriolo che si avvicina alle case. È il riscatto da quella desolazione cantata da Davide Van De Sfroos che condanna le valli alpine ad “una sorte senza pazienza, una sorte senza speranza”. Oggi, anche grazie alle preziose ricerche di Marco Sonzogni che invitano ad un nuovo orgoglio, vogliamo pensare che la montagna diventi più forte.